sabato 13 febbraio 2016

Cattedrale

WI6
Sul ghiaccio ogni tanto bisogna fare una cascata schok per capire a che punto si è.
Ecco, Cattedrale di sinistra è quella che in linguaggio tecnco si può definire un bel bastone nel culo
Dopo 35 metri assolutamente verticali si abbatte un po.
MA quei 35 metri hanno la forma del'indiemnticabile.
Sarà che c'era poco ghiaccio, ma l'impressione di scalre un tendone bianco ti rimane.
Verticalità costante, agganci lontani, piedi esigui ti insegnano a gestire benissimo le forze: e io , se non lo imparato li, non lo imparerò mai più.
Almeno so che si eve fare, poi farlo sarà un altro discorso.
Partito in quarta, ho finito la birra prima del dovuto.
Col fiato corto mi sono appeso alle picche un paio di volte, ma alla fine ho mollato: ranzo sul verticale puro senza conseguenze, ma una picca rimane sul ghiaccio e da 3 metri mi fa ciao ciao.
RIposo poco e riparto con una picca sola, ma risalgo l'elasticità della corda e dopo un paio di metri eccomi di nuovo appeso come un salame.
Per fortuna un tale che saliva dietro di me, e che vedevo sghisare ad ogni movimento - gestire la fatica - arriva alla picca e mela cala.
Lo lascio salire per evitare che mi cada addoso ramponandomi.
Lui non cade, ma un gnocco che involontariamente il tipo scolla mi cade sul naso: sbang. Rimango appeso. Per fortuna recupero le forze e arrivo in catena.
ps
Cordata senior del terzo corso di dry tooling della Scuole di Alpinismo Giusto Gervasutti del CAI di Torino: Mssimo Piras e GIanfranco RIccardino.
Al comando Massimo Piras, che alla partenza mi ha detto: ti faccio fare il tiro della tua vita, e una vosta calati ha detto, devo limare un poco i ramponi.
Grande Maestro.



















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Acheronte